di Guido Talarico
Cambiare è difficile, ma non cambiare può essere fatale. In un momento così complicato per gli italiani e così drammatico per le imprese del nostro paese, soltanto la più grande banca del paese, Intesa Sanpaolo, e la lucida determinazione del suo amministratore, Carlo Messina, potevano fare la cosa più difficile che è allo stesso tempo la più giusta e cioè mettere la mano al portafoglio e, senza se e senza ma, dire al paese: noi siamo qui, in trincea con voi a fare la nostra parte. La donazione, ripeto donazione, di 100 milioni di euro ai propri connazionali da parte di un banchiere poteva apparire come un ossimoro. Messina in realtà ha fatto il migliore degli investimenti oggi possibili, ribadendo allo stesso tempo la solidità e l’autorevolezza di uno dei più grandi istituti di credito europei e l’attaccamento alle proprie radici, alla propria gente, ai propri clienti.
Donare subito cento milioni agli italiani per potenziare le strutture sanitarie è infatti una straordinaria iniezione di fiducia e un incitamento a non mollare, a tenere duro, a credere in un sistema paese che, nonostante le difficoltà, rimane straordinario ed inimitabile. Henry Ford diceva che “niente è davvero difficile se lo si divide a piccoli pezzettini”. Intesa Sanpaolo ha indicato a tutti una strada nuova: per uscire da questa emergenza ciascuno dovrà fare un piccolo passo in più. Il nemico lo si farà a pezzettini, per l’appunto, a patto che tutti si faccia uno sforzo ulteriore. E’ questo che farà la differenza. Soldi, dunque concretezza, ma anche pathòs, orgoglio.
Intervistato dal Corriere della Sera, Messina ha infatti spiegato che la donazione di Intesa di fatto va vista come una chiamata alle corresponsabilità, un incitamento alla mobilitazione. «Se si muove Intesa Sanpaolo – ha detto Messina – non pensate che altre grandi aziende possano considerare ulteriori iniziative? Noi lanceremo anche una raccolta fondi presso i nostri clienti che vorranno dare il loro contributo. Con lo stesso obiettivo: uscire dall’emergenza e tornare a crescere, il prima possibile». Il banchiere ha anche spiegato le ragioni di questo approccio ad un problema così complesso e rischioso quale certamente è la pandemia da Coronavirus. «È il nostro modo di fare banca – ha spiegato l’Ad dell’istituto milanese – non siamo solo il motore dell’economia ma il principale operatore privato nel campo delle iniziative per il sociale. E, credetemi, i grandi investitori internazionali approvano con convinzione. Ma le nostre misure per l’emergenza non si fermano qui. Siamo pronti – ha proseguito Messina – con interventi per l’emergenza economico-finanziaria, il che significa liquidità. Dalla prossima settimana attiveremo finanziamenti fino a 5 miliardi per prestiti a 18 mesi, con 6 mesi di preammortamento, a sostegno delle imprese. Per lo meno 1 miliardo andrà al turismo, il settore che ha subito il maggior impatto. Se il governo ponesse una garanzia pubblica sui nuovi crediti, la cifra salirebbe a 10 miliardi».
Insomma, l’iniziativa di Intesa Sanpaolo ha lo scopo, a pandemia ancora in corso, di invitare tutti si da ora a preparare la reazione. Il picco prima o poi finirà, ma ciascuno si deve preparare sin da oggi per affrontare al meglio la fase della ripartenza e così limitare al minimo gli effetti recessivi che questa crisi inevitabilmente produrrà. Ancora Messina al Corriere: «Siamo un Paese forte, abbiamo imprese eccezionali, il mondo apprezza i nostri prodotti e gli italiani hanno 10.500 miliardi di risparmio, una cifra tra le più alte al mondo. Giusto essere preoccupati, ma con la certezza che supereremo l’emergenza e torneremo a crescere. Ripeto, la crisi ci impone di reagire, di ambire a orizzonti più ampi. Il Paese supererà questo momento difficile, ne siamo tutti certi. Nell’emergenza occorre mettere in campo misure straordinarie, per questo diamo il nostro contributo. Guardando avanti, con un progetto per un’Italia più forte in un’Europa che deve essere più unita e solidale». La strada è tracciata. La strada è questa. Gli italiani seguiranno, le imprese pure. E forse, per una volta, anche la politica. Nella lettera ai romani San Paolo scriveva: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. L’istituto milanese rimane bancario e non religioso, Messina un banchiere e non un apostolo. Ma l’indole di questa ultima iniziativa che fa vedere il Coronavirus per quello che è, cioè un problema grave ma risolvibile, una certa potenzialità taumaturgica pare proprio averla.
(Associated Medias)