di Giorgio Cirala
Problema, soluzione. Emergenza, uscita dalla crisi. Statista, economista, banchiere: nell’idea di varare buoni per la salute pubblica è racchiusa tutta la vicenda umana e curriculare di Mario Monti. La proposta per la creazione di uno strumento finanziario che faccia fronte all’emergenza Coronavirus, lanciata dalle colonne del Corriere della Sera, è eccellente perché in essa il Presidente onorario della Bocconi ha previsto tanto le problematiche, economiche politiche e sociali, così come le fattispecie attuative necessarie a varare una iniziativa che potrà aiutate ad affrontare una questione difficile e complessa qual è la crisi sanitaria che stiamo vivendo in questi giorni.
Sobrio come sempre, Monti scrive di averla soltanto abbozzata l’idea. In realtà la proposta nei suoi tratti essenziali è già ben definita. Scrive l’ex Commissario Europeo “Si potrebbe pensare all’emissione di un prestito alla Repubblica italiana denominato «Investi nella Salute dell’Italia» o «Buoni per la Salute Pubblica» o «Health of Italy Bonds» per il mercato internazionale. Dovrebbe essere un’emissione per un importo molto rilevante, a lungo termine o irredimibile, ma negoziabile nel mercato secondario; a tasso di interesse fisso e molto basso (oggi anche un tasso zero potrebbe essere interessante, se l’inondazione di liquidità che verrà creata per contrastare gli effetti recessivi della pandemia farà scendere ulteriormente i tassi di interesse in territorio negativo), alle condizioni fiscali più favorevoli, compresa l’esenzione da qualsiasi futura imposizione. Gli investitori meno miopi vedrebbero in questa clausola, forse con realismo, l’indicazione che se emissioni come questa incontreranno il favore del mercato, le probabilità di dover ricorrere in futuro ad un’imposta patrimoniale si ridurrebbero, mentre di per sé una grave crisi economico-finanziaria conseguente alla pandemia non potrebbe che farle aumentare. In questo modo – conclude il Professore – gli italiani di oggi che possono permetterselo aiuterebbero l’Italia a dotarsi di strutture sanitarie di alto livello in tutto il Paese, ponendo solo in parte l’onere di ciò a carico degli italiani di domani.”
Mario Monti era partito da un’analisi della situazione molto lucida, fatta per punti. Leggiamola: “1) Gli italiani vivono un momento di grandissima preoccupazione, dalla quale tuttavia sembrano scaturire tre virtù civiche, che non sempre abbondano in noi : a) la lucidità: lo Stato può servire, eccome; i soldi delle nostre tasse a qualcosa servono; b) il senso di appartenenza : noi italiani, dopo tutto, siamo capaci di batterci per obiettivi comuni, quando vediamo che sono davvero comuni. c) la solidarietà pubblica: tantissimi italiani dedicano tempo, fatica e denaro ad una miriade di iniziative esemplari di solidarietà volontaria, nel Paese o verso l’estero; ma diffidano della solidarietà (tra aree geografiche, tra abbienti e bisognosi, tra generazioni) che viene esercitata dalle politiche pubbliche. Ebbene, vedendo all’opera in questi giorni il sistema sanitario nazionale e il suo valoroso personale, probabilmente rivalutiamo la grande solidarietà che passa per lo Stato, alimentata dal sistema fiscale e realizzata dalle politiche sociali.”
Nell’articolo apparso sul Corriere della Sera, al secondo punto del suo ragionamento, Monti allarga lo sguardo all’Europa e scrive: 2) Gli altri europei, guardando all’Italia di oggi e vedendo in essa il domani dei loro Paesi, sembrano pronti non certo a gettare alle ortiche i principi di una sana politica di bilancio (come tanti italiani farebbero senza alcuna preoccupazione se non ci fossero le regole europee e le pressioni dei mercati, e come tanti governi italiani hanno fatto per decenni, prima di quelle regole e pressioni), ma a capire che la salute pubblica ha una priorità superiore. Perfino la Merkel, con un buon senso che andrebbe colto al volo — prima che piòmbino su di noi i falchi «anseatici», che gli ornitologi più aggiornati definiscono «predatori del nord Europa, affamati di disavanzi meridionali» — ha indicato all’Italia la via maestra di «investire nel proprio sistema sanitario», via che non sarà intralciata da «una regola sul debito»”.
Insomma, nella proposta di Monti c’è il perché ed il percome, cioè, come dicevamo, il problema, l’analisi e la soluzione. Che è poi l’approccio tipico di questo economista di fama mondiale che tanto ha fatto per l’Italia e per l’Europa. Meriti che in questo paese tanti tendono a dimenticare. Illuminante anche la conclusione dell’articolo in cui Monti manda anche un non troppo velato invito a fare in fretta. “Mi sono limitato a schizzare un’idea – scrive il Senatore a vita – come la collettività, attraverso lo Stato, possa trarre vantaggio per se stessa, in forma di finanziamento ampio e conveniente della presente e futura salute pubblica, dai particolari stati d’animo che in questi giorni sembrano instaurarsi in Italia e in Europa. E che potrebbero non durare molto a lungo”. Trasformare la crisi in opportunità. E farlo subito. Verrà ascoltato il parere di una delle persone più qualificate in assoluto che questo paese dispone? Non lo so. Vedremo. Il Coronavirus alligna in Italia da qualche mese. Il masochismo invece è una disfunzione che da queste parti ancora non abbiamo debellato.