di Nikol Pashinyan*
Caro Popolo,
fieri cittadini della Repubblica dell’Artsakh, fieri cittadini della Repubblica d’Armenia, fiero popolo armeno della Diaspora. Ormai da una settimana il popolo armeno in Artsakh e in Armenia affronta l’attacco terroristico degli azeri e dei turchi. Le dimensioni dell’attacco sono senza precedenti. Secondo gli esperti militari, nel secolo in corso sono state poche offensive di tale portata, fra le operazioni militari condotte in varie parti del mondo.
Centinaia di carri armati e di veicoli da combattimento, migliaia di proiettili e di razzi, decine di aerei, centinaia di droni e decine di migliaia di soldati della fanteria, ormai da una settimana sono impiegati nell’offensiva contro le posizioni di difesa dell’Artsakh, lungo tutta la linea di contatto.
Secondo le nostre osservazioni contro ogni postazione militare dell’esercito di difesa dell’Artsakh si schierano da 150 a 200 soldati nemici. Perlopiù, tali attacchi si ripetono alcune volte nel corso della giornata, accompagnati dal fuoco d’artiglieria e dal lancio di razzi, supportati dai veicoli corazzati, aerei e droni. In base alle testimonianze dei nostri militari, oltre alle unità dell’esercito azero nei combattimenti sono coinvolti i mercenari e i terroristi siriani, nonché gruppi speciali dell’esercito turco. Secondo le nostre informazioni circa 150 militari turchi di alto rango si trovano nei posti di comando dei vari settori delle forze militari azere, dirigendo le loro operazioni. Questa descrizione già dovrebbe provare l’estrema violenza delle azioni militari.
Da una settimana l’esercito di difesa dell’Artsakh e le nostre unità di volontari, portano avanti una guerra di vita o di morte sulla terra sacra dell’Artsakh. In questo momento abbiamo già numerose perdite umane, sia militari che civili. È fuori uso un numero elevato di armamento. Nonostante ciò, l’avversario non è stato in grado di raggiungere nessun obbiettivo militare. È incredibile la tenacia con la quale i nostri soldati e ufficiali, generali e combattenti contrastano quest’attacco scellerato.
I nostri soldati e volontari non si risparmiano, dimostrando straordinari esempi di eroismo. Oggi sul campo di combattimento rimangono distrutti centinaia di veicoli corazzati, decine di aerei ed elicotteri e centinaia di droni del nemico. Le perdite umane avversarie superano alcune migliaia. Attualmente intensi scontri continuano in vari tratti della linea di fronte. In alcuni posti le truppe dell’esercito di difesa si trovano in una situazione piuttosto critica, in altri, sono in netto vantaggio.
Cari connazionali, fratelli e sorelle, stiamo vivendo forse il momento più cruciale della nostra storia millenaria. Le orde criminali degli azeri e dei turchi non perseguono solo un obbiettivo politico militare, non sono venuti solo per la soluzione della questione di Nagorno Karabakh o per occupare territori, villaggi o città. Il loro obbiettivo è il popolo armeno, è il perseverare della loro politica genocidaria. Oggi si sono posti l’obbiettivo di continuare il genocidio armeno.
Ora, in questo luogo, voglio dire che i cittadini della Repubblica d’Armenia e dell’Artsakh non diventeranno i peregrini nel deserto di Deir ez-dzor. Oggi quanto mai siamo vivamente determinati nel difendere la nostra identità, la nostra patria e il nostro diritto.
Ne ho avuto la conferma dopo le conversazioni telefoniche con i comandanti delle truppe di difesa e quelli delle divisioni, perfino con soldati, ufficiali e sottoufficiali in prima linea. Ho detto che gli voglio bene e sono fiero di loro, inchinandomi davanti a loro. Ho detto che il popolo armeno che ha assaggiato il sapore ineguagliabile della vittoria, grazie agli eroi caduti e quegli vivi, non può più accettare nessun altro destino.
Ci aspettiamo una vittoria e solo una vittoria, alla fine di questa lotta. Oggi stesso, qualche ora fa l’esercito di difesa dell’Artsakh ha condotto intense operazioni di contrattacco, distruggendo alcune unità militari speciali del nemico. Il nemico, per quanto sia abbondante il suo flusso dei mercenari, non può competere con la forza di sopravvivere e di vincere del popolo armeno. E noi uniti dobbiamo spezzare la colonna vertebrale del nemico, così che mai più possa allungare le sue mani criminali e rivolgere il suo sguardo sanguinario verso la nostra patria.
Caro popolo, fieri cittadini della Repubblica d’Armenia, fieri cittadini della Repubblica dell’Artsakh, fiero popolo armeno della Diaspora. Quello che viviamo è una nuova battaglia di Sardarapat, e ognuno di noi è obbligato a consacrare sé stesso a un solo obbiettivo, il cui nome è la vittoria. Ognuno di noi deve essere pronto di trovarsi in prima linea di questa vittoria. E noi vinceremo. Non avete dubbi, senz’altro, vinceremo. Viva la libertà! Viva la Repubblica d’Armenia! Viva la Repubblica dell’Artsakh! Viva i nostri figli che vivranno nell’Armenia libera e felice! Gloria agli eroi caduti! Gloria al vittorioso esercito armeno! Gloria al vittorioso popolo armeno!
- Primo Ministro della Repubblica Armena
- La battaglia di Sardarapat (https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Sardarapat)
- Il deserto di Deir ez-dzor – la destinazione finale dove hanno trovato morte molti deportati armeni durante il genocidio armeno.
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