di Ennio Bassi
Se prima rischiava di dover andare negli Usa e li restarvi per scontare una condanna a 175 anni ora invece potrebbe andare si in America, ma in un Messico che gli ha offerto asilo polito. E’ cambiato così il destino di Julian Assange grazie alla sentenza dell’alta corte Britannica che ha respinto la contestata istanza di estradizione negli Stati Uniti dove il fondatore di WikiLeaks deve rispondere delle pesanti accuse di spionaggio e pirateria, atti commessi rivelando al mondo file riservati americani relativi fra l’altro a crimini di guerra Iraq e in Afghanistan.
Il merito di questa difficile sentenza, che in molti pronosticavano sfavorevole all’attivista australiano, è di una donna, la giudice Vanessa Baraister, la quale ha ritenuto che non vi fossero le premesse per estradare una persona condannata di fatto all’ergastolo. Baraister ha detto di essere convinta della “buona fede” degli inquirenti americani e ha respinto le accuse della difesa di Assange circa i timori di un processo iniquo in America. Ma ha respinto la richiesta di estradizione, definendo insufficienti le garanzie date dalle autorità di Washington a tutela dal pericolo di un eventuale tentativo di suicidio del fondatore di WikiLeaks.
Molto chiare le parole del giudice dell’Old Bailey: “Stabilisco che l’estradizione sarebbe troppo oppressiva per ragioni di salute mentale e ordino il suo rilascio”. Per ora Assange resta in custodia nelle carceri britanniche in attesa del pagamento di una cauzione e così poi aspettare l’esito dei possibili ricorsi americani da libero cittadino.
Dal canto loto gli Stati Uniti hanno espresso tutto il loro rammarico attraverso le parole del portavoce del dipartimento di Giustizia americano, Marc Raimondi: “Sebbene siamo estremamente delusi dalla decisione finale della corte – ha detto – siamo lieti che gli Stati Uniti abbiano prevalso su ogni questione di diritto sollevata. In particolare, la corte ha respinto tutti gli argomenti del signor Assange riguardanti la motivazione politica, il reato politico, il giusto processo e la libertà di parola. Continueremo a chiedere l’estradizione di Assange negli Stati Uniti”.
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