di GuidoTalarico
Il colonnello Mamady Doumbouya, un ex ufficiale della Legione Straniera, oggi in servizio nelle Forze Speciali della Guinea, che nelle scorse settimane era stato messo agli arresti per insubordinazione, ha guidato un colpo di stato a Conacry che ha portato all’arresto e alla destituzione del Presidente in carica e legittimamente eletto, Alpha Condé, dopo un attacco armato al Palazzo presidenziale della Sekoutoureya. Alla fine del cruento assalto, che pare abbia lasciato al suolo un numero imprecisato di feriti e forse anche qualche vittima, le forze golpiste hanno diramato un comunicato con i seguenti perentori ordini: “Scioglimento dell’assemblea, delle istituzioni! Ministeri affidati ai generosi segretari. Prefetti sostituiti da comandanti di guarnigione, tutti i ministri invitati a una riunione con il CNRD domani lunedì alle 11 al Palazzo del Popolo. Qualsiasi rifiuto di un ministro verrà considerato come una ribellione alle forze armate. Coprifuoco dalle 20 alle 6 del mattino. Tutti i lavoratori vanno in servizio domani in tutti i ministeri”.
Il Presidente Condé, un professore di economia di 83 anni, è apparso in un video circondato dai colpisti in jeans e camicia ed è sembrato in condizioni fisiche accettabili. Secondo le informazioni che arrivano da nostre fonti a Conacry il presidente sarebbe stato ora deportato dagli uomini di Doumbouya a Makombo, vale a dire nel campo base degli ammutinati. I golpisti hanno chiuso le frontiere ed ogni accesso alla Guinea, a cominciare dagli aeroporti, bloccando nel paese miglia di stranieri tra i quali anche la nazionale di calcio del Marocco, che avrebbe dovuto affrontare la Guinea in una gara di qualificazione alla Coppa del Mondo. Alcune fonti riferiscono che il Marocco, grazie alla mediazione del suo allenatore, sarebbe riuscito alla fine di una domenica a dir poco convulsa a trovare la via per il rientro in patria. Non è stato ancora così per gli altri stranieri, ancora tutti confinati negli alberghi e nelle loro varie abitazioni.
Non appena si è diffusa la notizia del colpo di stato sono subito arrivate le reazioni indignate di vari leader internazionali. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Gutierres, nel condannare il golpe di un presidente legittimamente eletto, ha chiesto l’immediata liberazione di Condé ed il ripristino della libertà. “Sto seguendo personalmente la situazione in Guinea molto da vicino – ha scritto in un tweet Gutierres – Condanno fermamente qualsiasi acquisizione del governo con la forza delle armi e chiedo l’immediato rilascio del presidente Alpha Condè“. L’Unione Africana, di cui lo stesso Condé è stato presidente, sta valutando un consiglio straordinario da tenersi al più presto. In Europa i primi a muoversi sono stati i francesi: “la Francia condanna la tentata presa del potere con la forza“, chiedendo allo stesso tempo “il rilascio immediato e incondizionato del presidente Condé“. Il Ministero degli Esteri francese allo stesso tempo “si unisce all’appello della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) per condannare il tentativo di presa del potere con la forza” e “chiedere il ritorno all’ordine costituzionale“, scrive il vice portavoce del Quai d’Orsay.
Il protagonista del Golpe, il colonello Doumbouya, a quanto è dato di sapere, qualche tempo fa era stato arrestato per un mese e trasferito al campo Dubreka. Il suo arresto aveva creato forte malumore tra i vertici dell’esercito guineano e messo alcuni giovani ufficiali contro il ministro della difesa, Mamadi Diané, e l’immediato entourage del clan presidenziale. Il golpe così non ha sorpreso nessuno nel palazzo di Conacry. Secondo informazioni confidenziali, alcuni giovani agenti suoi seguaci, che lo rispettano e che lui ha addestrato, sono andati a liberarlo e lo hanno di fatto lanciato come leader di questo colpo di Stato, favorendone l’ingresso nel palazzo presidenziale.
Condé, dopo un lunghissimo esilio a Parigi, è rientrato in Guinea nel 92 acclamato come leader dell’opposizione. In precedenza, era stato più volte imprigionato e condannato a morte prima di diventare il primo leader democraticamente eletto della Guinea nel 2010, confermato poi nel 2015 dopo essere sopravvissuto ad un attentato nel 2011 e aver salvato il paese dalla terribile esplosione di Ebola. La Guinea, uno dei Paesi più poveri del mondo nonostante vanti significative risorse minerarie, è stata a lungo afflitta dall’instabilità politica. Il colpo di Stato arriva nel mezzo di un lungo periodo di tensione politica, seguita alle elezioni che hanno portato prima ad un referendum nazionale che ha approvato la nuova Costituzione poi alle elezioni politiche che Condè ha vinto – ero lo scorso ottobre – diventando Presidente in carica per il suo terzo mandato.
Chi scrive ha incontrato ed intervistato più volte il Presidente Condè. E’ accaduto a Conacry, a Londra, a Parigi ed in Italia. Il leone Mandinga è un democratico autentico ed ha una storia personale e familiare che lo mette al riparo da qualsiasi dubbio. La riforma della Costituzione, molto contestata, è stato fatta – è vero – per consentirgli di essere ancora eletto dopo di due mandati, ma anche per ammodernare realmente gli impianti normativi del paese. Anche le elezioni dello scorso anno, svoltesi tra qualche disordine, hanno confermato la grande popolarità del presidente ed il consenso reale del quale egli gode. Ma tutto questo è cancellato dal rumore delle armi e da questo ennesimo golpe che fa precipitare il paese, e in qualche misura l’intero continente africano, in un’area di sconforto e desolazione. Vedremo nei prossimi giorni se le pressioni internazionali sortiranno qualche effetto e Condè verrà rilasciato e rimesso al suo posto oppure se il golpisti e le forze etniche locali che hanno dietro avranno il definitivo sopravvento.
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