Il “Libero mercato” offre già soluzione per i consumatori, ma il futuro è spingere sulle energie rinnovabili ed eliminare progressivamente le fossili
di Ennio Bassi
Gli aumenti delle bollette elettriche, che negli ultimi mesi hanno colto di sorpresa gli italiani, in realtà hanno ragioni note e potevano essere largamente previsti. Anche la maggiorazione dei costi poteva essere facilmente evitata dai consumatori o contenuta. Il che dimostra che su questi temi il cittadino-utente è disattento o, peggio, scarsamente informato. Un male, la disinformazione, che tipicamente complica le cose.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza su un tema oggettivamente delicato che ha costretto il Governo a ripetuti interventi per lenire le conseguenze degli aumenti. Il primo aspetto su cui soffermarsi è che i rincari delle bollette, assestati in questi mesi su una maggiorazione rispetto all’anno precedente di circa il 30 per cento, sono dovuti non come erroneamente si crede ad incapacità degli operatori, bensì all’aumento della materia prima, il gas, che l’Italia è costretta ad importare per il 90% dei suoi fabbisogni.
La seconda questione da tenere a mente e che se ci fosse stata maggiore informazione, gli italiani avrebbero avuto cognizione del fatto che, grazie al Mercato libero, esistono contratti di lunga durata a prezzo fisso che sono già di per se scontati e che per la loro caratteristica intrinseca, il prezzo predeterminato e fisso, mettono il sottoscrittore a riparo dalle fluttuazioni. Bastava andare in questa direzione per mettersi al riparo dagli aumenti.
Sullo sfondo tuttavia permane la questione di fondo più importante e cioè che tutti, gli operatori, gli investitori, gli apparati burocratici e soprattutto i consumatori dovrebbero spingere con maggiore forza sull’acceleratore delle rinnovabili. Soltanto l’affermazione sul nostro mercato dell’energia prodotta da queste fonti, che sia quella solare, eolica, termica o idroelettrica, ci metterà infatti al riparo dalle energie fossili che sono la vera ed unica ragione dell’aumento recente dei nostri costi elettrici.
Anche qui c’è poca chiarezza, o forse poca coscienza delle dinamiche produttive, ma la questione è in fondo semplice. Se per produrre energia elettrica si consuma gas il costo della stessa energia sarà indissolubilmente legato all’andamento dei prezzi dei combustibili fossili. Ed è esattamente quello che è successo nel secondo semestre del 2021.
Al termine della scorsa primavera, finita la fase dei lockdown imposti a causa del Coronavirus, nel paese sono riprese con una forte accelerazione tutte le attività produttive e con esse i consumi energetici. Inevitabilmente il prezzo del gas è salito con la maggiore domanda di energia e di conseguenza è aumentato anche il costo dell’elettricità. Né di più e né di meno.
Occorre quindi spingere sullo sviluppo delle energie rinnovabili come chiave per liberare il Paese dal giogo delle fossili e dalle sue assai rigide importazioni. Questo è l’unico modo per proiettare l’Italia verso un futuro di autonomia energetica e di sostenibilità ambientale. Questo è l’unico modo per andare verso un futuro migliore e per rispettare quegli accordi che l’Italia ha sottoscritto anche in sede europea attraverso il “Green deal”.
Una transizione energetica fondamentale per il Paese e per le generazioni future che tuttavia stenta ancora ad affermarsi e a viaggiare ai ritmi di crescita dovuti a causa di una burocrazia amministrativa che non sembra ancora all’altezza del suo nuovo compito. In realtà questo è il momento del cambiamento e dell’accelerazione. Ci sono le competenze, ci sono le professionalità, ci sono i fondi privati e quelli pubblici, a cominciare dal PNRR. Forse quel che ancora manca ancora, come la vicenda dei rincari evitabili insegna, è quella consapevolezza generale su quanto fondamentale sia per tutti noi vincere rapidamente la sfida della transizione energetica e della sostenibilità.
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