di Carlo Longo
Il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, ha lanciato un appello all’uso delle armi nucleari a basso rendimento dopo l’ennesima sconfitta delle truppe russe a Lyman, snodo ferroviario strategico nel Donetsk. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov è intervenuto immediatamente definendo “emotive” le dichiarazioni Kadryov. Peskov ha sottolineato che “la Repubblica cecena ha dato un grande contributo alla conduzione dell’operazione speciale”, tuttavia, “nei momenti difficili, le emozioni vanno escluse, pertanto è comunque preferibile attenersi a valutazioni equilibrate e oggettive”. Il portavoce del Cremlino ha poi aggiunto che “ovviamente, i capi delle regioni della Federazione hanno l’autorità per esprimere il proprio punto di vista, per dare valutazioni. In fondo, questi sono i capi di intere regioni russe, compreso Ramzan Kadyrov , che fin dall’inizio dell’operazione militare speciale ha fatto molto, ha dato un contributo molto grande e continua a darlo”.
Peskov ha poi ribadito che tutti i casi in cui sarebbe autorizzato l’uso di armi nucleari sono enunciati nella dottrina militare russa, e non possono esserci altre considerazioni. “Usiamo armi nucleari sulla base di quanto affermato nella dottrina pertinente, non ci possono essere altre considerazioni su tale argomento”, ha affermato.
Ad ogni modo, per quanto riguarda l”uso delle armi nucleari più volte minacciato da Mosca, la posizione della Nato è stata espressa a chiare lettere dal segretario generale, Jens Stoltenberg. “La retorica sul nucleare del presidente Putin è pericolosa e imprudente, l’abbiamo sentita diverse volte prima, ma questo non cambia il fatto che sia pericolosa. Per questo abbiamo detto chiaramente al presidente Putin che qualsiasi uso di armi nucleari avrebbe conseguenze gravi per la Russia e cambierebbe naturalmente la natura del conflitto”, ha detto Stoltenberg che ha aggiunto, “Abbiamo anche chiarito che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta, questo è un messaggio che la Nato e gli Alleati della Nato mandano alla Russia. Questa è una guerra che il presidente Putin ha iniziato, è una guerra per sua scelta. La Nato non fa parte di questo conflitto, quello che facciamo è fornire sostegno all’Ucraina, una nazione indipendente e sovrana in Europa che ha il diritto di difendersi da un’aggressione di guerra. Tuttavia, ha chiarito Stoltenberg: “l’alleanza è pronta a rispondere ferma e unita a ogni attacco deliberato alle sue infrastrutture critiche”. Il segretario generale ha, inoltre, chiarito che per quanto riguarda l’adesione alla Nato dell’Ucraina, chiesta a gran voce dal presidente Zelensky all’indomani dei referendum farsa per l’annessione delle regioni occupate, sarà necessario l’accordo di tutti i Paesi membri.
Sul campo di battaglia
Dopo aver indotto le truppe russe a una nuova ritirata, la ripresa di Lyman, ha ridato fiato alla controffensiva di Kiev, proprio all’indomani dell’annessione unilaterale alla Russia delle regioni Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. La riconquista di Lyman potrebbe rivelarsi un fattore chiave per aiutare l’Ucraina a recuperare il territorio perduto nella vicina regione di Lugansk. Lo ha detto il governatore del Lugansk, Serhiy Gaidai, secondo quanto riporta il Guardian. Inoltre, le forze ucraine hanno superato la linea di difesa russa a Kherson. Lo ha ammesso il portavoce del ministero della Difesa russo, riferendo in una nota che le forze ucraine hanno “superato le nostre difese” grazie a “divisioni di carri armati” vicino alla città di Zolota Balka, facendo registrare la più grande avanzata dell’Ucraina nel sud da quando Mosca ha invaso il paese a febbraio.
La posizione italiana
“L’Italia condanna fermamente i referendum farsa, consultazioni condotte dalla Federazione Russia in modo illegale in violazione di ogni norma internazionale”, ha sottolineato il segretario generale del ministero degli Esteri Ettore Sequi durante un incontro con l’ambasciatore russo in Italia, Sergei Razov, convocato alla Farnesina: “L’Italia non riconosce e non ne riconoscerà l’esito. Con le sue azioni la Russia mette a rischio la sicurezza globale”. A fronte di queste considerazioni Razov, in una nota divulgata dall’ambasciata russa, ha fatto sapere che “respinge categoricamente le dichiarazioni della parte italiana”.
Nonostante il cambio di governo, comunque, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo ha assicurato che il supporto italiano all’Ucraina non verrà meno. “Continueremo a muoverci al fianco dell’Occidente, mantenendo e, se necessario, rafforzando le sanzioni nei confronti della Russia e garantendo l’invio di armi all’Ucraina”, ha detto Pontecorvo che ha continuato, “Sulle armi ho sentito dire che l’apporto italiano è marginale, mentre non lo è affatto. Quando saranno resi pubblici gli elenchi del materiale bellico che stiamo fornendo, si capirà che il nostro contributo alla difesa ucraina è importante”, ha aggiunto. E alla domanda sui timori di una escalation nucleare ha risposto: “Non credo proprio”.
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