di Mario Tosetti
Superate le cerimonie, fatto il primo Consiglio dei ministri, il neonato governo Meloni giunge al primo vero giro di boa: il voto di fiducia alla Camera e al Senato, previsti per il 25 e il 26 ottobre. E’ vero, comunque, che Meloni può contare su una maggioranza solida. Da non sottovalutare, però, anche un’altra prova: la nomina di viceministri e sottosegretari che saranno chiamati ad occuparsi delle Commissioni e del necessario raccordo tra palazzo Chigi e le Camere. La scelta è tutt’altro che banale, considerato che per quanto riguarda la presidenza delle Commissioni dovranno necessariamente essere tenuti in considerazione i partiti dell’opposizione: in particolare, M5s e Terzo polo puntano alla Vigilanza Rai, mentre il Pd ambisce al Copasir.
Per il momento non è ancora stata fissata una data per la prima convocazione delle commissioni, compito che secondo i regolamenti di Camera e Senato spetta ai rispettivi presidenti. Tra le prime ipotesi si ritiene che la data prevista sarà il 7 novembre, ma non è escluso che potrebbe slittare di qualche giorno considerato che le trattative tra i partiti sono per il momento agli albori. Tuttavia, la linea cui richiama continuamente Giorgia Meloni è quella della “responsabilità” che implicitamente richiama il non perdere tempo.
Ad ogni modo, alla leader di Fratelli d’Italia spetterà il compito di trovare un giusto bilanciamento nella distribuzione degli incarichi. FI rivendica ancora quella casella in più che può vantare la Lega e Silvio Berlusconi non ha ancora rinunciato alla Giustizia, e per il ruolo di sottosegretario vorrebbe Francesco Paolo Sisto. Ancora, per la Farnesina vorrebbe Valentino Valentini e per l’Interno come viceministro Paolo Barelli. Fra i desiderata di Berlusconi ci sarebbero anche Alberto Barachini come sottosegretario all’Editoria e Valentina Aprea all’Istruzione. Ci sono, poi, altre personalità che il leader azzurro punta a fare entrare nell’entourage governativo quali Deborah Bergamini, Gianfranco Miccichè, Matilde Siracusano.
Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, potrebbe andare all’Agricoltura, anche se sembra che ci siano buone possibilità che venga riconfermato come sottosegretario l’esponente azzurro Francesco Battistoni. In tutto ciò, però, appare difficile che la Lega resti a guardare soprattutto perchè alla fine ha ceduto quel ministero. Sembra, poi, che la Lega punti sulle nomine dei coordinatori regionali.
Un ruolo a se lo svolgono le commissioni Bilancio, cruciali per la manovra che dovrà essere approvata a stretto giro. In proposito si vocifera che quella in Senato dovrebbe essere presieduta da Dario Damiani, di Forza Italia, mentre per quella della Camera di pensa a un deputato di Fdi ed in particolare all’ex ministro delle Finanze, Giulio Tremonti .
Al di là del nome con cui saranno riempite queste caselle strategiche Giorgia Meloni si è detta pronta a presentarsi al Parlamento e all’Italia per dare “seguito concreto e attuazione agli impegni”. Chiarendo subito che il suo non sarà un governo breve, di transizione. Che non sarà disposta a “vivacchiare” ma ha l’ambizione di durare cinque anni, tutta la legislatura. Imprimendo al primo esecutivo della Repubblica guidato da una donna un indirizzo “fortemente politico”.
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