La decisione del governo di non rinnovare la misura del taglio sulle accise al prezzo del carburante è stata difesa dal ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica che ha assicurato che in caso di rialzi strutturali il governo è pronto ad intervenire. Mentre si parla di rincari la Guardia di Finanza di Taranto ha sequestrato per truffa beni per 57 milioni di euro a una società di compravendita di carburanti tra Taranto e Salerno
di Emilia Morelli
La scelta del governo Meloni di non rinnovare la il taglio sulle accise al prezzo del carburante e i conseguenti rincari non hanno, ovviamente, riscontrato consenso tra i più. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin è intervenuto per difendere la misura. “Con i livelli attuali di prezzo del gas e del petrolio, io credo che un eventuale sforamento dei 2 euro sarebbe solo speculazione. Ma se i rialzi dovessero essere strutturali il governo è pronto intervenire di nuovo”, ha assicurato il ministro che, in riferimento al gas ha aggiunto: “se il trend di calo dei prezzi proseguirà, già a fine gennaio avremmo effetti positivi sulle bollette”. Nel frattempo il governo incassa la tenuta degli stoccaggi, “grazie al piano di contenimento di consumi ed al clima mite” e conferma il cronoprogramma per l’entrata in servizio dei nuovi rigassificatori.
Pichetto Fratin ha, inoltre, ricordato gli interventi per contrastare il caro bollette introdotti nella Legge di Bilancio. “Abbiamo fatto un esame delle priorità e in questo ragionamento abbiamo deciso di intervenire stanziando 21 miliardi di euro contro il caro bollette”, ha evidenziato il titolare del dicastero dell’Ambiente.
Se il centrodestra è sicuro nella difesa del provvedimento l’opposizione non è dello stesso avviso. “Il ministro Pichetto Fratin per giustificare l’aumento del prezzo della benzina tira in ballo la speculazione. Ovviamente contrastiamola ma la questione è molto più semplice: il governo Draghi ha tagliato le accise di 30 centesimi, il governo Meloni ha azzerato il taglio. Il contrario di quello che la premier aveva promesso in campagna elettorale”, ha sottolineato ad esempio Raffaella Paita, presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato.
E mentre si parla di rincari la Guardia di Finanza di Taranto, oggi ha sequestrato beni per 57 milioni di euro a una società di compravendita di carburanti tra Taranto e Salerno. Il meccanismo su cui si è fondata la truffa ha anche dei precedenti, tra cui un famoso scandalo che a metà degli anni 70 ha riempito le pagine dei giornali, noto anche come “lo scandalo dei duemila miliardi”. Il gioco consiste nel dichiarare che il carburante serve per scopi agricoli e utilizzarlo, invece, per altri scopi. In tal modo si beneficia della possibilità riservata dal legislatore alle attività agricole di pagare l’Iva in forma agevolata del 10% in luogo del 22% che si paga in tutti gli altri casi. Dal punto di vista chimico, infatti, il gasolio agricolo e e il gasolio per le auto sono la stessa cosa. L’unica differenza è la colorazione verdastra del carburante destinato al gasolio per le auto, attribuita proprio per distinguere la diversa tassazione che il prodotto subisce.
Ad ogni modo in questo caso la truffa, che fa riferimento a reati compiuti nel 2016-2017, ha fruttato 31 milioni di euro, maturati con il commerci di 60 milioni di litri di gasolio agricolo. I. Tre persone sono indagate e il decreto di sequestro dei beni, emesso dal Tribunale di Taranto su richiesta della Procura jonica, è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Taranto.
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