Macerie, edifici che si sgretolano, persone intrappolate tra i detriti, asfalto sollevato ed auto inghiottite. Il terremoto tra Turchia e Siria ha colpito oltre dieci province, si tratta di uno dei terremoti più potenti degli ultimi decenni. Il bilancio provvisorio delle vittime tra Turchia e Siria è destinato drammaticamente a crescere ancora
di Mario Tosetti
Sono oltre 200 le scosse di terremoto avvertite in Turchia e in Siria. Sono state colpite più di dieci province, dalle pianure di Adana sulla costa mediterranea alle cime di 2.500 metri di Malatya. Si tratta di uno dei terremoti più disastrosi degli ultimi decenni. Il bilancio delle vittime si aggrava di minuto in minuto e sembra tragicamente destinato ad aumentare. Alle 21:00 la Siria piange almeno 1.293 persone, secondo quanto hanno riferito il governo e i soccorritori. I funzionari del governo turco hanno invece riportato altri 1.762 morti, portando il totale delle vittime nei due paesi a 3055. Nella notte e nelle prime ore del giorno poi il numero è arrivato a sfiorare le 4.000 unità.
La prima scossa, di magnitudo 7.9 è stata avvertita alle 02:17 ore italiane (04:17 locali) in Turchia ha colpito il sud del paese e la Siria settentrionale, una zona altamente sismica, tra quelle con la pericolosità più alta del Mediterraneo. L’epicentro di una successiva scossa di magnitudo 7,4 è a Pazarcik, nella provincia di Kahramanmaras, secondo il servizio di emergenza turco Afad, anche se l’osservatorio sismico di Kandilli lo localizza a Sofalici, nella vicina provincia di Gaziantep, circa 40 chilometri più a sud.
Macerie, edifici che si sgretolano, persone intrappolate tra i detriti, asfalto sollevato ed auto inghiottite. Queste sono solo alcune tra le disastrose immagini che pervengono dalla Turchia e dalla Siria. Una tra le città più colpite è Graziantep, fiorente centro commerciale dell’Anatolia meridionale, conta due milioni di abitanti ed è la nona città del Paese. Colpita anche la città di Adana, settima città più grande del Paese nota per i suoi centri industriali si trova a 170 chilometri a ovest sulla pianura costiera mediterranea. Enormi danni e conseguenze si sono registrate anche nella provincia di Kahramanmaras, con una popolazione di un milione di abitanti, e a Malatya, situata ad un’altitudine di 1.000 metri ai piedi di una catena montuosa che raggiunge i 2.500 metri.
“La situazione ad Aleppo è drammatica, i palazzi crollati, le macerie che rendono le strade non percorribili, la gente terrorizzata e infreddolita ha bisogno di tutto. Il terremoto è una crisi arrivata dopo tutte le altre che affliggono la Siria, non ultima l’epidemia di colera”, ha raccontato da Aleppo, Filippo Agostino, coordinatore dei progetti della Fondazione Avsi in Siria.
Inoltre, le forti nevicate in questa zona, con temperature sotto lo zero, complicano i soccorsi e aggravano la situazione dei sopravvissuti. Anche a Diyarbakir, considerata la “capitale” delle regioni a popolazione curda dell’Anatolia sud-orientale, sono crollati diversi edifici, sebbene la città, che conta più di un milione di abitanti, si trovi a 250 chilometri a est dell’epicentro. Ma è qui che passa la faglia geologica dell’Anatolia orientale, che separa le placche tettoniche dell’altopiano anatolico dalle pianure arabe e si estende fino ad Adana, nel Mediterraneo.
“Spero che ci lasceremo alle spalle questi giorni disastrosi. Oggi è il giorno di 85 milioni di cuori in un solo battito”. Lo ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan in un incontro con la protezione civile. “La stagione è l’inverno, il clima è freddo e il terremoto è avvenuto nel cuore della notte, rendendo le cose difficili, ma tutti stanno lavorando sodo e hanno reagito nel modo più veloce possibile”, ha aggiunto esprimendo dolore e cordoglio per le vittime.
Il governo siriano ha chiesto aiuto alla comunità internazionale a seguito del devastante terremoto che ha ucciso più di 800 persone in Siria, secondo un bilancio provvisorio. “La Siria invita gli Stati membri delle Nazioni Unite, il Comitato internazionale della Croce Rossa e altre organizzazioni umanitarie a sostenere gli sforzi del governo siriano per far fronte al devastante terremoto”, si legge in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri di Damasco.
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