Entra in vigore la riforma della Giustizia: tempi processuali più brevi e possibilità di proporre in maniera congiunta istanza di separazione e divorzio
di Mario Tosetti
Dal 1 marzo entra in vigore la riforma della Giustizia di Marta Cartabia, ministra nel corso del governo Draghi, finalizzata alla semplificazione delle norme processuali, anche in tema di separazione e divorzio.
La riforma va ad incidere su diversi aspetti, anzitutto assistiamo ad una riduzione dei termini processuali. Con la riforma è previsto che entro 3 giorni dal deposito del ricorso dovrà essere fissata la data dell’udienza, che non potrà essere oltre i 90 giorni, durante i quali sarà possibile per le parti procedere con il deposito di memorie. In situazioni particolari, in cui il giudice ravvisi pericolo per i minori potrà prendere provvedimenti d’urgenza.
Con la riforma Cartabia potranno essere presentate contemporaneamente domande di separazione e divorzio, in questo modo si ha una vistosa riduzione dei tempi in quanto non sarà più necessario, in caso di giudiziale, attendere 2-3 anni prima di giungere a una pronuncia di divorzio. Ad ogni modo perchè si arrivi al divorzio occorre che passi in giudicato la sentenza parziale di separazione e avvenga la cessazione della convivenza.
Ulteriore novità è che i figli minori dovranno essere sempre ascoltati e la causa non consterà più di una fase presidenziale e una successiva istruttoria.
Le nuove norme – dal rito unico, al piano genitoriale, alle domande di separazione e divorzio – sono “positive”, prosegue l’avvocato matrimonialista, sottolineando: “A me la legge piace, ma la realtà è che cambiano le norme e l’andazzo rimane lo stesso. Finché il legislatore non si renderà conto che il diritto di famiglia, materia delicata e più importante di tutte, ha bisogno di investimenti. Mancano tremila magistrati togati in pianta organica – rileva – e in Italia ci sono 9.500 magistrati per 60 milioni di abitanti”. E ancora: “Va bene lo snellimento dei tempi processuali – aggiunge – ma non si può pensare in primis alla quantità piuttosto che alla qualità. E’ inutile scrivere una bella legge se poi non abbiamo chi scrive una sentenza.”.
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