La Camera ha bocciato tutte le mozioni sulla reintroduzione di Opzione donna impegnando, però, il governo a intraprendere diverse iniziative per il contrasto del divario pensionistico. Al contempo arriva l’allarme del presidente uscente di Inps, Tridico ha avvertito sul rischio di un possibile, futuro squilibrio nei conti dell’Istituto
di Mario Tosetti
Montecitorio ha bocciato tutte le mozioni dell’Opposizione che puntavano al ritorno di “Opzione donna”, che garantiva l’uscita anticipata dal mercato del lavoro, con il ricalcolo contributivo dell’assegno, a 58 anni d’età (59 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi. In particolare, secondo la mozione approvata a maggioranza con 164 voti a favore e 106 contrari sono state approvate “specifiche iniziative per contrastare il divario pensionistico di genere, attestato dai dati sull’andamento delle pensioni erogate dall’Inps”.
Inoltre, il testo approvato impegna il governo a “individuare, nell’azione di governo e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, nell’ambito delle riforme del sistema pensionistico forme di flessibilità di accesso per le donne al trattamento pensionistico e/o di anticipo pensionistico, e a studiare formule innovative per integrare le prestazioni lavorative con i tempi di vita e di cura”.
“A noi e alle tante lavoratrici rimane la rabbia, frutto del tradimento compiuto da Governo e maggioranza. Prima è stata creato una legittima aspettativa, con l’esplicito impegno a prorogare Opzione Donna nel programma elettorale di Fratelli d’Italia, e poi questa aspettativa è stata uccisa. Meloni & Co. si definiscono ’patrioti’. È vero, lo sono: patrioti dell’incoerenza”, ha commentato la deputata M5s ex sindaca di Torino, Chiara Appendino.
Ed è proprio mentre si assiste alla cancellazione di Opzione donna che l’Inps finisce nell’occhio del ciclone. Pasquale Tridico, ormai presidente uscente dell’Istituto e in attesa di essere sostituito da un commissario straordinario dopo il blitz del governo, ha deciso di vuotare il sacco lanciando un vero e proprio allarme. Secondo Tridico ai i 22 miliardi di “esborso” nel 2023 per l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione non corrisponde un analogo adeguamento delle retribuzioni e questo crea un gap tra le entrate contributive e la spesa per prestazioni. Uno squilibrio che l’ente, secondo Tridico, non potrà sostenere per troppo tempo. E con il quale dovranno fare subito i conti il commissario in arrivo e, successivamente, il prossimo cda.