Tajani ricoprirà la carica pro tempore fino alle prossime elezioni europee. Forza Italia non avrà mai più un presidente, carica che resterà di Silvio Berlusconi
di Carlo Longo
“Io credo che questo partito politico non possa più avere un presidente per questo prevedo di modificare nello statuto la parola presidente con la parola ‘segretario nazionale’. Perché c’è solo un presidente”, con queste parole Antonio Tajani ha aperto il consiglio nazionale di Forza Italia. La proposta è stata accolta all’unanimità dal Consiglio che ha, subito dopo, sempre all’unanimità eletto lo stesso Tajani segretario nazionale pro tempore. Il ministro degli Esteri rivestirà, infatti, la carica di segretario nazionale fino al prossimo Congresso nazionale che dovrebbe essere convocato prima delle elezioni europee. In Forza Italia non ci sarà più un presidente, carica che resterà sempre di Silvio Berlusconi.
Ovviamente, il Consiglio nazionale di Forza Italia è stato anche occasione per ricordare il fondatore del partito recentemente scomparso Silvio Berlusconi. Si è aperto infatti con un lungo applauso di cinque minuti rivolto al leader. In prima fila la ministra Annamaria Bernini, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, il sottosegretario Paolo Sisto, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, e i capigruppo al Senato e alla Camera Licia Ronzulli e Paolo Barelli.
Come accennato ad aprire la giornata è stato un commosso Antonio Tajani che ha affermato: “Non è facile iniziare questa giornata ieri sera ho ricevuto una lettera affettuosa da parte della famiglia Berlusconi che mi ha pregato di leggere: Carissimi grazie per l’appoggio e per la vicinanza che avete dato sempre al nostro papà. Grazie per tutto ciò che farete per far continuare a vivere gli ideali di libertà, progresso e democrazia che hanno sempre contraddistinto il suo pensiero e le sue azioni. Un abbraccio grande a tutti, con i migliori auguri di buon lavoro. Questa lettera ci incoraggia. Realizzeremo i sogni di Berlusconi ma abbiamo bisogno di tutti nel partito”.
“Guidare Forza Italia è un’impresa davvero complicata perché non ci sarà mai nessuno come Silvio Berlusconi. Ma adesso tutti insieme dobbiamo rendere onore a quello che ha fatto e non disperdere tutto il patrimonio che ci ha lasciato, come una grande eredità che noi abbiamo, e guai se i figli disperdono l’eredita del padre”, ha aggiunto il nuovo leader di Forza Italia
Dopo essere stato designato a ricoprire la carica di segretario nazionale e in concreto a guidare FI fino alle prossime elezioni europee Tajani ha affermato: “Mi considero prima di essere un segretario nazionale, un militante di FI. Gradi e pennacchi non mi entusiasmano ma i valori in cui credo e crediamo tutti assieme. L’ultimo sondaggio che ho ricevuto ci dice che siamo all’11% – commenta il ministro degli Esteri – Forza Italia alle prossime Europee guarda al grande partito dell’astensione. Noi vogliamo essere il centro, la pietra angolare del sistema politico italiano, e vogliamo essere il centro del centrodestra. Siamo alleati ma siamo diversi dai nostri alleati. Non intendiamo rinunciare alla nostra identità, ma far sì che la nostra identità rafforzi l’azione del governo”.
Entrando direttamente in uno dei temi che oggi è al centro del dibattito politico il nuovo segretario nazionale di FI ha dedicato un passaggio del suo discorso alla riforma della giustizia. “Portiamo sui tavoli del governo le nostre idee, le nostre proposte, inostri valori”, ha detto il ministro degli Esteri e vicepremier che ha continuato, “dobbiamo concludere la nostra rivoluzione liberare” e “dovremo andare avanti su un principio fondamentale per noi che è il garantismo. Lo voglio dire in maniera molto chiara: essere garantista non significa essere deboli o conniventi con chi compie dei crimini, ma essere figli della nostra cultura giuridica perché noi siamo la patria di Cesare Beccaria”, “essere garantisti non significa essere contro i magistrati, non significa essere deboli nei confronti della criminalità organizzata, noi fortemente impegnati contro le mafie senza alcun tentennamento. Quando chiediamo la separazione dellecarriere non c’è nulla contro i magistrati”.
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