Il femminicidio di Giulia Cecchettin e la celebrazione della giornata contro la violenza di genere spinge il governo italiano ad approvare la nuova legge sui femminicidi entro il 24 novembre. In un incontro congiunto, i ministri Valditara, Sangiuliano e Roccella presenteranno un piano di Educazione alle relazioni, un progetto scolastico dedicato a promuovere un dialogo sulla questione
di Carlo Longo
In risposta alla tragedia che ha causato la morte di Giulia Cecchettin e all’ondata di attenzione sull’argomento durante la Giornata internazionale contro la violenza di genere, il governo italiano sta puntando a dare una rapida approvazione definitiva alla nuova legge sui femminicidi. Entro il 24 novembre è previsto il passaggio finale al Senato, e un disegno di legge che rispolvera uno lasciato incompiuto oltre un anno fa con il disgregamento del governo di Draghi.
I ministri Valditara, Sangiuliano e Roccella sono pronti a tenere una conferenza stampa congiunta per delineare un piano di Educazione alle relazioni traumatiche. L’idea è di attuare un’introduzione settimanale di un’ora nel curriculum delle scuole superiori, compresi incontri per tre mesi all’anno e un totale di dodici sessioni. Durante queste riunioni, gruppi di studenti avranno la possibilità di discutere tematiche relative alle relazioni, talvolta guidate da personalità influenti come cantanti e attori. Il piano prevederebbe, inoltre, la diffusione del numero verde antiviolenza, 1522, con una campagna mirata, anche se dagli altri dicasteri coinvolti spiegano che ci saranno ulteriori iniziative, sempre centrate sull’educazione nelle scuole. E Nonostante ci sia stata una certa polemica riguardo alla scelta di Alessandro Amadori come coordinatore del piano, accusato di aver espresso una visione ambigua nel suo libro del 2020 “La guerra dei sessi”, l’esecutivo di Giorgia Meloni rivendica rivendica l’intera operazione come se si stesse effettivamente operando una svolta storica.
Eppure la legge sul femminicidio, cosiddetta Codice Rosso, del 2013, già prevedeva tra i vari interventi anche progetti educativi nelle scuole e in generale rivolte ai giovani e non solo. Parte degli interventi di prevenzione che tra il 2022 e il 2023 sono stati tagliati del 50%, come ha denunciato Action Aid. La legge sul femminicidio del 2013, infatti, aveva distinto varie forme di prevenzione: la primaria, ovvero tutte le iniziative di sensibilizzazione e formazione, incluse quelle nelle scuole; la secondaria, con percorsi formativi per il personale pubblico (dagli agenti di pubblica sicurezza ai medici) che vengono in contatto e devono saper riconoscere ed aiutare soggetti abusati e, infine, la terziaria, dove si cerca di affiancare alla pena dei percorsi rieducativi per gli autori delle violenze. Nell’attuale versione del piano sia il primo che il terzo capitolo sono stati aspramente tagliati tra lo scorso anno e il 2023. Se, come ha detto il ministro Eugenia Roccella, altri capitoli, ad esempio i finanziamenti per i centri antiviolenza sono stati aumentati, quando si parla di prevenzione vera e propria, così come definita dalla legge, il taglio è evidente. “In 10 anni le risorse economiche stanziate per la Legge sul femminicidio sono aumentate del 156% – ha dichiarato Katia Scannavini, vice segretario generale di Action Aid – ma le politiche antiviolenza sono state inadeguate, con una forte penalizzazione dei fondi destinati alla prevenzione”. Non resta, quindi, che leggere la lettera del piano.
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