Definita da molti una donna indomita e polemica, Maria Fida ha sempre rifiutato la retorica e infilzato con lucidità la farsa politica che circondava il caso di suo padre
di Carlo Longo
Maria Fida Moro, la figlia del leader della Dc Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978, è morta a Roma all’età di 77 anni dopo una lunga malattia. A darne la notizia è suo figlio, Luca Moro, specificando che i funerali si svolgeranno in maniera strettamente privata.
Maria Fida ha continuato fino alla fine a cercare risposte sulla morte violenta di suo padre. Si è sempre battuta contro le interpretazioni retoriche degli avvenimenti, reputando fumisteria qualsiasi tentativo di santificare la figura del padre politico anziché concentrarsi sulla verità del suo caso. “Non è tutto chiaro” era il suo costante monito.
È comune concentrarsi sull’impatto politico di un delitto come quello di Aldo Moro, mentre si tende a ignorare le conseguenze personali per i famigliari della vittima. Maria Fida, come primogenita della famiglia Moro, è stata naturalmente travolta come tutti gli altri. In un’epoca in cui la politica rimaneva in gran parte dietro le quinte, il rapimento di suo padre portò un’attenzione mediatica non desiderata sulla sua famiglia.
Maria Fida era già madre di un figlio, Luca, al momento del rapimento del padre. Proprio a lui il nonno, recluso in una prigione popolare, dedicò alcuni dei più commoventi passaggi delle sue lettere. In seguito, Luca avrebbe dedicato alcune delle sue composizioni musicali al nonno.
Anche nei confronti dei terroristi, Maria Fida dimostrò una notevole apertura al confronto. Criticò i loro eccessi mediatici e difese con tenacia il diritto delle vittime ad essere ascoltate. In una lettera aperta ad Adriana Faranda, una delle brigatiste coinvolte nel sequestro, Maria Fida affermò: “Tu hai il pieno diritto di avere una vita, ma anche noi la vorremmo. Tu dici di aver scontato la tua pena, anche noi abbiamo scontato la nostra. Tu hai fatto sedici anni di carcere, io 28. Tu hai finito e sei fuori, noi resisteremo nel carcere della disperazione a contemplare le nostre ex vite per sempre”.
Maria Fida tentò di intraprendere anche una carriera politica. Fu eletta al Senato negli anni ’80, candidata dalla Dc, ruppe con il partito del padre e passò a Rifondazione Comunista, poi al Gruppo Misto, da ultimo fu meloniana. La sua indipendenza mentale e il suo desiderio di verità non le permisero di aderire completamente alle linee dei vari partiti politici con cui collaborò. Proprio oggi, al Senato, Ignazio La Russa ha chiesto un minuto di silenzio in suo ricordo.
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