di Emilia Morelli
Il day after l’equilibrio ritrovato all’intero della coalizione di centrodestra è la giornata dell’elezione dei Capigruppo alle Camere, sono gli ultimi passaggi necessari per il completo funzionamento del Parlamento prima che si proceda alle Consultazioni con il Presidente della Repubblica. Passaggi resi molto difficili dalle nuove sortite del leader di Forza Italia. Ma andiamo per gradi. Fratelli d’Italia conferma i due capigruppo uscenti, Luca Ciriani al Senato e Francesco Lollobrigida alla Camera, anche la Lega rinnova l’incarico ai capigruppo della scorsa legislatura, Massimiliano Romeo al Senato e Riccardo Molinari alla Camera. Forza Italia, invece, opta per il cambiamento ed elegge alla guida del gruppo azzurro del Senato la fedelissima del Cavaliere Licia Ronzulli, mentre alla Camera i deputati FI eleggono Alessandro Cattaneo. Per quanto riguarda l’opposizione il Pd sceglie la continuità, confermando come presidente dei senatori dem Simona Malpezzi, mentre Debora Serracchiani resta alla guida del gruppo alla Camera. M5s conferma Francesco Silvestri capogruppo a Montecitorio, mentre Barbara Floridia è stata eletta alla guida dei senatori. Il Terzo Polo aveva già nei giorni scorsi provveduto ad eleggere Raffaella Paita capogruppo al Senato, mentre Matteo Richetti è il capogruppo alla Camera. Il gruppo Misto di Palazzo Madama ha eletto come presidente il senatore Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra; Manfred Schullian è invece il presidente del gruppo Misto alla Camera.
Al di là della scelta di eleggere Licia Ronzulli, capogruppo al Senato di FI, quello che colpisce è che dopo un’iniziale reticenza di Berlusconi a parlare con i giornalisti, il Cavaliere si è lasciato andare in lunghi commenti. “Ieri con la signora abbiamo parlato anche di ministri, che erano quattro e sono saliti a cinque. Ma io ho insistito perché la Lega ha già avuto qualcosa più di noi perché la signora Meloni si è tenuta la presidenza del Senato, e io le ho detto che deve imparare da capo di un governo almeno ad usare il condizionale. Quando parli dei tuoi alleati dovresti dire ‘il Senato mi piacerebbe tenerlo per Fdi’ e non ‘il Senato è mio’, perché così non si fa. Io ho fatto quattro volte il presidente del Consiglio, e il presidente del Consiglio deve essere aperto e generoso nei confronti degli alleati se vuol tenere unita la coalizione. La presidenza della Camera l’ha data alla Lega e, da che mondo è mondo, in Italia la presidenza del Senato vale due ministeri per chi non ce l’ha, vale un ministero la presidenza della Camera. Quindi noi gli abbiamo chiesto tre ministeri, mi ha riso in faccia, ne ho chiesti due, ha riso ancora, ne ho chiesto uno, ha detto ok. Questa è la situazione che ho trovato”, ha spiegato Silvio Berlusconi.
Il Cavaliere, comunque, ci ha tenuto a precisare quelli sul foglio con gli aggettivi su Giorgia Meloni immortalato dai fotografi in Senato “sono stati gli appunti che ho fatto io mentre tutti i senatori, uno dopo l’altro, parlavano”. Lo spiega ai cronisti il leader di FI, Silvio Berlusconi, lasciando il Senato. “Il mio giudizio era su un altro foglio ed era assolutamente positivo”, ha specificato ancora Berlusconi. Sull’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato sottolinea: “I senatori avevano inteso dare un segnale forte a FdI sulla base del fatto che il numero di elettori tra noi e la Lega è lo stesso e vogliono essere trattati alla pari della Lega. Avevano già deciso di votare alla seconda votazione per Ignazio La Russa”. A Giorgia Meloni, conclude lasciando Palazzo Madama non ha chiesto “nessun perdono”: “Tutte le cose andate sui giornali sono pure invenzioni”. Anzi, ieri con la signora Meloni abbiamo parlato di tanti programmi e delle prime cose da dare e lei mi ha chiesto di essere suo consigliere e io mi sono messo assolutamente a disposizione. Quindi tutto quello che è stato inventato, sui miei figli eccetera è semplicemente una invenzione”.
Il Cavaliere, inoltre, parlando irritualmente come se tutto fosse già deciso, ha fatto sapere che Tajani e Salvini saranno i due vicepremier. Berlusconi, comunque, non sembra in alcun modo disposto a rinunciare al ministero della Giustizia che invece Meloni vuole per l’ex magistrato Carlo Nordio. La candidata designata è Elisabetta Casellati, la senatrice di FI ex presidente del Senato. “Casellati alla Giustizia. Meloni ha detto di sì”, ha detto il leader azzurro, che ha continuato: “Antonio Tajani va agli Esteri oltre che vicepresidente del Consiglio dei ministri, Saccani all’Università, Bernini alla Pubblica amministrazione e Gilberto Pichetto Fratin alla Transizione ecologica”.
Il Cavaliere appare così certo e sicuro di nomi e cariche. Eppure, sembra che le cose non siano così ben definite come traspare dalle dichiarazioni del Cavaliere. Chi invita alla calma è proprio Antonio Tajani che ha dichiarato: “Ci vorranno ancora due-tre giorni” per la risolvere il puzzle della squadra di governo. A sconsigliare fretta eccessiva, anche l’appuntamento del Consiglio europeo del 20 ottobre, con il premier in carica Mario Draghi. Impensabile che vi siano sviluppi istituzionali prima di quella data”. Meloni ufficialmente non parla, ma è certo che queste nuove uscite divisive di Berlusconi non resteranno senza conseguenze.
Infine la questione Putin. Berlusconi, che è apparso più o meno consapevolmente procedere a ruota libera con il solo intento di mettere in difficoltà Meloni, ha fatto sapere di essersi scambiato “lettere dolcissime” con il presidente Putin, spiegando che casse di Vodka e di Lambruscono sono volate come doni reciproci nella tratta Mosca Milano. Una riapertura verso Mosca che sembra essere fatta apposta per imbarazzare nei conesssi atlantici la prossima incaricata premier. Uscite che per altro hanno trovato una Meloni gelida ma pronta a resistere agli attacchi e a rimettere in gioco anche la poltrona di Ministro degli esteri dello stesso Tajani. Del resto come affidare la Farnesina ad un esponente di un partito il cui leader si scambia lettere amorose con il Vladimir Putin? Anche perchè, come è noto, uno dei primi provvedimenti che il nuovo governo dovrà adottare e il nuovo invio di armi e aiuti all’Ucraina. Ed in questo senso certo non ha aiutato l’uscita pro russia del neo presidente della Camera Fontana. Vedremo nelle prossime ore come questo nuovo aspro confronto all’interno del centro destra andrà a consumarsi. C’è anche da notare che l’ira berlusconiana contro Giorgia non ha rispettato neppure le questioni private. L’uscita sul fatto che il compagno di Meloni lavori per Mediaset, gratuita e non proprio elegante, è di quelle che lasciano il segno.
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