Maurizio Leo, il viceministro all’Economia, ha spiegato la tregua fiscale sottolineando che non si tratta di un condono. Secondo quanto dichiarato da Leo la misura è nata dalla necessità di instaurare un rapporto non conflittuale con il contribuente e smaltire i crediti dell’Agenzia delle Entrate arrivati a 1.132 miliardi solo in minima parte esigibili.
di Carlo Longo
La tregua fiscale, voluta dal governo di Giorgia Meloni, “non è un condono”, ci tiene a sottolinearlo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo che, durante il suo intervento al convegno dell’ Istituto nazionale tributaristi (Int).
L’idea della tregua fiscale nasce dalla volontà di instaurare “un rapporto non piú conflittuale col contribuente e smaltire il magazzino crediti dell’Agenzia delle entrate, che ha raggiunto 1.132 miliardi, di cui solo una minima parte esigibile. Ecco perché cancelliamo le cartelle fino a mille euro notificate fino al 2015, mentre per le altre si dovrá pagare tutto, ma in cinque anni, senza sanzioni, aggi e interessi”, ha spiegato il numero due di via XX settembre nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
La misura coinvolgerà numerosissimi contribuenti e Leo ha evidenziato a più riprese la necessità di ridurre il corposo numero di pratiche. Le persone interessate dalle nuove misure saranno tantissime. “Basti pensare che quelli che hanno cartelle pendenti sono 19 milioni”, ha aggiunto Leo.
Per quanto riguarda l’evasione fiscale il viceministro all’Economia ha sottolineato che le entrate “non si stimano in anticipo, ma a consuntivo. Il governo non abbassa la guardia sull’evasione. Lo testimonia la norma sulle partite Iva che vengono aperte e chiuse a ripetizione per non pagare le imposte. L’Agenzia delle entrate, in questi casi, potrà cancellare la partita Iva. E se il titolare vuole riavviare un’attività, dovrà prima fornire una fideiussione bancaria a garanzia delle imposte future”.
Un passaggio, inoltre, in relazione alla revisione della tassa sugli extraprofitti. “Il gettito previsto nel 2023 è di circa tre miliardi. Li incasseremo correggendo la base imponibile 2022 della tassa introdotta dal precedente governo e aumentando l’aliquota dal 25 al 35%. Poi, per il 2023, abbiamo completamente cambiato la base, facendo riferimento non piú al differenziale Iva ma all’utile di bilancio, sulla scia del regolamento Ue”, ha affermato Leo.
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