Eurodeputati e rappresentati dei Paesi Ue hanno raggiunto un accordo per riformare il mercato europeo del carbonio, con le nuove misure si punta a ridurre nel 2050 del 65% le emissioni di Co2 rispetto al 2005
di Corinna Pindaro
Dopo 30 ore di colloqui eurodeputati e Paesi membri hanno raggiunto un’intesa con la quale perseguono una vasta riforma del mercato europeo del carbonio, tema fondamentale per la politica europea. L’accordo si propone obiettivi fortemente ambiziosi.
In base dell’accordo , per coprire le proprie emissioni di CO2, i produttori di elettricità e le industrie ad alta intensità energetica (acciaio, cemento, ecc.) nell’Unione dovranno adesso acquistare “permessi inquinanti” sul mercato europeo delle quote di emissione (ETS), creato nel 2005 e che si applica al 40% delle emissioni del continente. Le quote totali create dagli Stati diminuiscono nel tempo per incoraggiarli a emettere meno.
Il sistema europeo ETS prevede che le quote di emissioni di CO2 vengano assegnate con una procedura d’asta. In generale il numero delle quote che ogni Stato colloca attraverso queste aste viene calcolato partendo dalle emissioni storiche degli impianti che emettono CO2 che sono presenti nel singolo Paese. Il sistema prevede che la metà – come minimo – di quanto incassato con le aste debba essere reinvestita dagli Stati in attività che abbiano l’obiettivo di contrastare il climate change, ponendo di fatto un tetto alle emissioni delle industrie europee che inquinano di più.
In base al nuovo accordo accordo il mercato del carbonio dell’UE sarà riformato per ridurre le emissioni del 62% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030. Il mercato sarà progressivamente esteso al settore marittimo, ai voli intraeuropei e ai siti di incenerimento dei rifiuti. Si tratta di un importante passo per giungere al rispetto dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di C02 di almeno il 22% entro il 2030.
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