Informazioni ESG di qualità che permeano tutta l’organizzazione e piattaforme per renderle concretamente fruibili. Così i player finanziari possono supportare le imprese nella transizione ecologica e nello sviluppo sostenibile
di Ennio Bassi
I mercati finanziari sono notoriamente caratterizzati da diverse tipologie di rischi: sistemici, specifici, di tasso e di Paese, per citarne alcuni. Negli ultimi anni un altro tipo di rischio, quello climatico, sta destando sempre più preoccupazione a livello globale, individuato anche come possibile fattore scatenante di un evento avverso capace di sconvolgere l’intero sistema finanziario mondiale. Per prima a lanciare l’allarme di un cosiddetto “cigno verde” è stata a gennaio 2020 la Banca Regolamenti Internazionali (Bri), istituzione che supporta banche centrali e mondiali e il Financial Stability Board. Il recente Global Risks Report 2023, redatto dal World Economic Forum, evidenzia come tra i principali rischi attesi tra 10 anni i primi quattro siano legati al clima, accanto a quelli di natura tecnologica, sociale, geopolitica.
In ambito Environmental, Social e Governance (ESG), il fattore ambientale (E) si compone principalmente di tre macro-ambiti: l’impatto per la transizione verso un’economia sostenibile, che comprende tutte le azioni intraprese dalle aziende per gestire e abbattere la produzione di emissioni di carbonio o gas a effetto serra; l’impatto da rischio fisico, che si riferisce all’insieme di danni e perdite economiche derivanti da fenomeni fisici, quali ad esempio frane, alluvioni, inondazioni, e i fattori “oltre i rischi climatici”, quali ad esempio l’attenzione alla biodiversità e alla gestione delle risorse primarie, dell’energia e dei rifiuti. Nel proprio ESG Outlook – osservatorio annuale sulla sostenibilità – CRIF ha analizzato un campione di circa 100 mila PMI rappresentative del tessuto imprenditoriale italiano. Dalle prime anticipazioni emerge che il 5,9% delle piccole e medie imprese italiane, che rappresenta il 9,2% dell’esposizione, è ad alto rischio fisico. In particolare si fa riferimento a rischi quali terremoti, colpi di calore, frane e alluvioni. Inoltre le aziende dovranno sostenere costi per la transizione molto differenziati in base al settore di riferimento. In particolare, rendere green il proprio modello di business ad aziende appartenenti al segmento estrattivo-minerario può costare più dell’8% del fatturato medio annuo da oggi al 2050. Per chimica e trasporti, gli altri due inclusi nel podio dei settori a maggiore impatto dei costi di transizione, la quota annua di costi sul fatturato è più del 3%.
I FATTORI CHIAVE PER I PLAYER FINANZIARI
Se oggi i criteri ESG hanno inevitabilmente un impatto sempre più cogente su tutti gli attori del sistema economico, i player finanziari, in particolare, sono chiamati a integrare gli aspetti di natura ambientale, sociale e di governance in maniera trasversale nelle proprie strategie industriali e di business. Questa integrazione delle istanze ESG comporta una maggiore attenzione al benessere del cliente, della collettività e dell’ambiente. Infatti, i player finanziari potranno continuare a finanziare progetti di spesa e investimenti green bilanciando tre direttrici principali: obblighi regolamentari e di gestione del rischio, creazione di prodotti e servizi consulenziali dedicati ai progetti sostenibili, sviluppo di forme di education per potenziare la consapevolezza ESG dei propri clienti, comprendendo il contesto e le caratteristiche dei settori in cui agiscono.
Nella transizione ESG il fattore critico di successo è rappresentato in primis dalla disponibilità di dati e dalla data permeation, ovvero la messa in condivisione del patrimonio informativo ESG-based all’interno di tutte le strutture della banca. Si tratta di informazioni che è necessario condividere all’interno di tutti i team che gravitano sul tema ESG: da quelli di ‘nuova nomina’, come ad esempio Sustainability/CSR, Circular Economy (per l’analisi tassonomica) ad aree quali il Risk management (che usa i dati per l’analisi dei nuovi rischi: rischio fisico di aziende e immobili, rischio di transizione, Beyond climate change), Lending (per la valutazione ESG), Commerciale (per lo sviluppo di finanziamenti green), Finanza (per l’emissione di green bond) e Operations (per la messa a terra all’interno dei sistemi gestionali).
Le informazioni sulla sostenibilità arricchite grazie a modelli analitici possono fornire, da un lato, alle PMI benchmark di riferimento che facilitano la presa di consapevolezza e la successiva pianificazione dei percorsi di transizione e, dall’altro, consentono ai player finanziari di affiancare realmente i loro clienti con piani di finanziamento mirati. CRIF mette a disposizione uno Score ESG sintetico che – a partire dal vasto patrimonio informativo gestito in termini di informazioni puntuali, statistiche, geografiche e di settore – dice quanto un’azienda è o meno ESG compliant, e quindi anche più o meno rischiosa da un punto di vista creditizio. Si tratta di un indicatore calcolato sulla totalità delle imprese italiane. Per le aziende corporate, tale score viene integrato dagli analisti di CRIF Ratings, la società di rating del gruppo CRIF che ha già valutato oltre 150.000 aziende in ambito ESG. Ogni azienda viene valutata su 15 fattori di adeguatezza che coprono tutti gli aspetti ESG raccomandati dalla European Banking Authority.
Grazie alla presenza di CRIF su mercati internazionali è possibile avere una vista anche extra Italy. Emerge che i Paesi del Nord Europa guidano la classifica della transizione ESG, con ottime performance sui KPI Environmental, seguiti dai Paesi del Sud ed Est Europa e dell’area Balcanica. In Italia, nel segmento PMI la consapevolezza sui temi Environmental, Social e Governance è ancora in via di consolidamento, per cui è fondamentale acquisire ed elaborare informazioni qualificate al fine di costruire un quadro quali-quantitativo completo. In questa direzione, CRIF ha sviluppato SynESGy, il primo network mondiale dedicato al mondo ESG, con l’obiettivo di incrementare la consapevolezza e la trasparenza nei processi delle filiere produttive e nel loro livello di sostenibilità. La piattaforma è oggi già utilizzata da oltre 500 banche a livello internazionale.
Che le informazioni siano essenziali per gestire i rischi ESG lo sottolinea anche Stefano Biondi, Chief Risk Officer di Banca Mediolanum. “Per noi non è solo una questione di compliance, ma anche una risposta alla variata sensibilità della clientela. Il risk management di oggi non può prescindere dall’utilizzo dei dati, così come peraltro anche l’attività di lending. Con CRIF è in essere una proficua e duratura collaborazione dalla quale riconosciamo il valore distintivo di dati e analytics nei processi di valutazione e gestione dei portafogli consumer e corporate. Da questa partnership è stato naturale integrare lo Score ESG di CRIF nel framework dei rischi. In questo modo abbiamo ottenuto una gestione data driven del rischio dal punto di vista creditizio e dei fattori Environmental, Social e Governance” – spiega Biondi.
Ecosistema di dati, intelligence e analytics basati su intelligenza artificiale, piattaforme e outsourcing specializzato. Sono questi gli asset che trovano sintesi nei CRIF Metadati, che supportano il sistema bancario e finanziario nel percorso di sostenibilità al fianco di imprese e famiglie. L’azienda, oggi presente in oltre 40 paesi con attività dirette, ha la cultura data driven nel proprio DNA. In ambito ESG, CRIF gestisce il più ampio e consistente data lake, con non solo dati pubblici (web data, certificazioni Iso, dichiarazioni DFN, report di sostenibilità) ma anche e soprattutto indicatori analitici relativi alle nuove metriche di rischio – oltre al tradizionale rischio di credito – frutto dell’esperienza trentennale dell’azienda nello sviluppo di modelli avanzati. “CRIF ha iniziato a investire sui temi ESG sin dagli albori, quando 6 anni fa insieme all’European Mortgage Federation abbiamo condotto i primi studi per dimostrare la correlazione tra consumo energetico e rischio di credito. In ambito sostenibilità ed economia rigenerativa supportiamo tutti i principali player italiani e siamo partner di numerosi player internazionali” – commenta Marco Colombo, Managing Director Finance Italy di CRIF.
Per citare alcune esperienze, CRIF ha già supportato Banco BPM per l’emissione di Green Covered Bond attraverso la valutazione di 1 miliardo di euro di mutui green, nonché sviluppato un progetto di Circular Economy insieme a Intesa Sanpaolo. Per qualificare i portafogli crediti e per la valutazione dei rischi di transizione CRIF è stata scelta da BPER come partner. In ambito Insurance, rappresenta un unicum la storia di successo di CRIF con ARAG per migliorare la redditività del prodotto dedicato alle imprese. Mentre a livello internazionale CRIF ha firmato un accordo con la banca giordana Bank al Etihad per l’accesso alla piattaforma Synesgy per il segmento SME e Corporate. “Gli investimenti costanti sul fronte della sostenibilità riguardano ovviamente non solo il supporto ai nostri clienti nel mondo ma la nostra azienda stessa. Recentemente CRIF è stata nominata ‘Leader della Sostenibilità 2023’, nella classifica stilata da Sole24Ore e Statista sulla base di KPI ESG per premiare le aziende più sostenibili” – conclude Colombo.
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