L’Onu ha fatto sapere che il ripetuto bombardamento contro il campo profughi di Jabalia nel nord della Striscia potrebbe essere inquadrato come crimine contro l’umanità. Intanto, grazie alla mediazione del Qatar, per la prima volta il valico di Rafah è stato aperto per consentire l’uscita delle persone e non solo l’ingresso di aiuti umanitari
di Corinna Pindaro
Il bombardamento che si è consumato ripetutamente da parte di Israele sul campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, potrebbe essere inquadrato come un crimine di guerra. Lo ha fatto sapere l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. “Dato l’elevato numero di vittime civili e l’entità della distruzione a seguito degli attacchi aerei israeliani sul campo profughi di Jabalia, temiamo seriamente che si tratti di attacchi sproporzionati che potrebbero equivalere a crimini di guerra”, ha scritto l’agenzia Onu su X.
Nel frattempo oggi, finalmente, 320 persone con passaporto straniero sono riuscite a lasciare la Striscia di Gaza attraversando il valico di Rafah e si trovano attualmente in Egitto. Vi sono, tra questi, anche quattro italiani. “Ho appena parlato con i primi 4 italiani usciti dalla Striscia di Gaza”, ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “sono stanchi ma in buone condizioni ,assistiti dal console d’Italia al Cairo. Continuiamo a lavorare per far uscire tutti gli altri”. Dal 7 ottobre si tratta della prima volta in cui il valico di Rafah è stato aperto non solo per fare entrare ambulanze e aiuti umanitari ma anche in uscita. Si tratta di un’operazione resa possibile grazie alla mediazione del Qatar che ha raggiunto un accordo con Egitto, Israele e Hamas – in coordinamento con gli Stati Uniti – per la liberazione dalla Striscia di Gaza, tramite il valico di Rafah con l’Egitto, di un numero imprecisato di ostaggi con doppia nazionalità e altri in gravi condizioni di salute. Alcune fonti ritengono, tra l’altro, che il numero di persone che è riuscita a lasciare Gaza sia superiore e che si tratti di 500 persone, tra questi non soltanto chi ha doppia cittadinanza ma anche i palestinesi in gravi condizioni di salute, che saranno curati in Egitto.
Nella Striscia però la situazione è sempre più grave, le truppe israeliane stringono Gaza City su tre lati: nord centro e sud. Secondo quanto riportato dalla radio pubblica Kan si tratta di una manovra studiata dall’Idf per neutralizzare le infrastrutture di Hamas e che fa quindi parte del piano di offensiva via terra.
Intanto il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha affermato che l’attentato del 7 ottobre contro il Sud di Israele è stata una reazione alla politiche del governo Netanyahu. Il capo dei miliziani – secondo quanto riporta Al Jazeera – ha accusato Israele di commettere “barbari massacri contro civili disarmati”, aggiungendo che “la loro malvagità non li salverà da una clamorosa sconfitta”. Haniyeh ha poi sottolineato che non ci sarà stabilità regionale senza “libertà e indipendenza” per i palestinesi. Gli Usa, precisano, non sostengono una dislocazione permanente di abitanti di Gaza fuori della Striscia. A dirlo il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby in un briefing a bordo dell’Air Force One. Per Kirby un ampio cessate il fuoco generale adesso a Gaza non è la giusta risposta.
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